Tra passato e presente: Museo Guatelli

Unico, straordinario, particolare, capace di dialogare con gli adulti, gli anziani e addirittura con i bambini, allora non sarà forse un po’ riduttivo definirlo “museo”? Di cosa si parla? Del Museo Guatelli di Ozzano Taro Collecchio. La conservatrice museale Jessica Anelli, invece, lo desidera descrivere così: «È certamente un museo etnografico perché raccoglie oggetti, ma è anche e soprattutto una grande installazione perché Ettore Guatelli ha disegnato motivi grafici con gli oggetti stessi».
Ma quando si mette piede in questo posto soltanto una è l’impressione: sembra di essere catapultati in una realtà fiabesca, esotica, che racchiude la storia di uomini e donne “dell’età pre-industriale”. Età in cui il lavoro nei campi dava all’uomo ancora un legame profondo con la natura, con la vita; un’età in cui gli oggetti venivano usati e fatti propri, erano parte integrante della vita perché non esisteva ancora il digitale, il virtuale: tutto era materiale e concreto. Quindi l’impatto emotivo che si ha oggi è notevole.
«L’intento di Guatelli era di raccogliere oggetti di uso quotidiano e non pezzi rari o preziosi – per questo viene definito anche museo dell’ovvio – e poi allestire e riempire i soffitti, le pareti e tutti gli spazi che aveva a disposizione con questi oggetti seguendo un criterio estetico. La sua è stata un’idea geniale», commenta Jessica Anelli.
E i visitatori più piccoli come reagiscono alla vista di un posto così straordinario e stupefacente? È proprio al primo piano del museo, che si trova una stanza dedicata totalmente al mondo dell’infanzia: la stanza dei giochi. Un mondo in cui ogni bambino viene rapito da questi giochi antichi, molti dei quali oggi in disuso, costruiti per la maggior parte dagli alunni dello stesso Guatelli. I materiali, come per tutti gli altri oggetti del museo, sono per la gran parte materiali poveri o di scarto: è possibile trovare anche nidi d’uccelli con cui un tempo si giocava. Inoltre in questa stanza, con l’aiuto e il supporto delle guide, i giochi possono anche essere toccati e maneggiati. Ma anche la stanza degli orsanti non è da meno perché cattura l’attenzione dei più piccoli e, come svela la conservatrice Anelli, anche lo stesso Ettore Guatelli diceva: «Pur essendo una semplice pelle di orso con testa, i bambini restano a tal punto affascinati da pensare di aver visto un orso reale».
Il museo, nella sua totalità, è un luogo animato dalle forme e questo è quello che sicuramente colpisce di più le menti di tutti i baby-visitatori. Un luogo stimolante e curioso per le giovani menti che merita di essere visitato.
Per ulteriori informazioni consultate il sito.
Daniela Lella
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