Mia figlia è nata con la valigia

Mia figlia è nata con la valigia

Oggi su Bimbi Parma parliamo di bambini intraprendenti che non hanno paura di fare nuove esperienze!

Io da piccola non riuscivo a dormire fuori di casa, la nostalgia mi sovrastava ed evitavo in tutti i modi di essere invitata a dormire. Pensavo fosse così anche per mia figlia e ancor prima che si presentasse l’occasione mettevo le mani avanti, dichiarando convinta che Sofia soffriva di nostalgia proprio come la mamma. Eredità familiare, dicevo, che passa con gli anni. Questo finché un giorno, con mio stupore e, devo dire la verità, una piccola stretta al cuore, Sofia e la sua amichetta Lucia hanno organizzato con grande abilità un pigiama party: a quattro anni! Tre amichette della scuola materna a casa di Paola, mamma di Lucia che, felice, ha sposato l’idea. Lei è una mamma molto creativa e ha organizzato delle bellissime scatole magiche per intrattenere le bambine, ha preparato buonissime pizzette e l’occorrente per fare con loro una fantastica torta. La gioia era alle stelle. Sofia è stata così bene che quando ho chiamato per salutarla non aveva tempo per stare al telefono. Io invece ho sofferto di nostalgia. Da quel giorno, Sofia ha sempre pronta la valigetta con un pigiama e un cambio e aspetta che qualcuno la inviti a dormire, perché da quella esperienza non ha perso occasione per andare da tutti i parenti, dai nonni agli zii, senza dimenticare i vari amici di famiglia: è proprio nata con la valigia! E io non soffro più di nostalgia, anche se ho avuto necessità di chiarire dei dubbi che ogni tanto facevano capolino: non sarà che Sofia trova occasioni per stare lontana da noi? Forse non mi accorgo che, in realtà, non è così felice come appare? Perché sente la necessità di andare, andare, andare? Devo ammettere che dopo alcuni incontri con una persona meravigliosa, che mi ha aiutata, ho capito che, talvolta, cerchiamo i problemi anche quando non ci sono; leggiamo gli avvenimenti della vita con lenti annebbiate da ansie inutili. Sofia è colma di certezze e le sa usare a suo vantaggio; riesce a gestire il distacco da noi facendo leva sul suo carattere, forte e determinato, che la aiuta a superare i momenti di crisi dichiarandoli apertamente, chiedendo la storiella della buona notte, come quella che “le racconta mamma” all’ospite di turno, cerca conforto e si addormenta. I suoi pensieri semplici e le deduzioni veloci le offrono soluzioni vantaggiose: grande ricchezza la sua! E tale vorrei conservarla. La semplicità dei suoi pensieri infantili ancora incontaminati da quei cavilli tortuosi dei “se” e dei “ma”… Saggezza vuole che noi siamo quello che pensiamo, rispettiamo la sua capacità di pensiero e lei avrà le sue certezze per sempre.

A cura di Anna Marraccini e Giorgia Diana,
mamme, comunicatrici e socie di MammaTrovalavoro

Il parere della psicologa Emanuela Manara

In educazione può succedere che i bambini siano più sciolti, liberi eimage201411030016 (1) sicuri di noi genitori… Può succedere che i bambini ci chiedano fiducia e ci insegnino ad affidarci a loro e a imparare a osservare la realtà senza seguire troppo le nostre fantasie interne. In questo caso siamo noi ad apprendere qualcosa, riparando anche antiche ferite. Del resto ogni genitore deve fare i conti con le emozioni del figlio, ma anche e soprattutto con le proprie. I dubbi, le incertezze, le ansie possono essere legate alla storia personale non sufficientemente elaborata, che emerge quindi con titubanze e ambivalenze educative: per esempio frasi come “mettiti la giacca o prenderai freddo”, oppure “non puoi andare a dormire dall’amica perché poi ti svegli di notte e piangi”, nascondono una fatica a far sperimentare al bambino in maniera diretta situazioni difficili con un atteggiamento di iper-protezione. Come fare per uscire da tutte queste ansie che talvolta possono proprio bloccare e alterare la visione delle reali capacità del figlio oltre che intaccare la fiducia in se stesso? Una prima risposta ce la dà sempre questo esempio: il confronto. Imparare a confrontarsi con altre mamme per vedere se ci sono altri modi di fare e di sentire oltre al nostro; il confronto e l’ascolto del papà che pure ama il figlio come la mamma, ma che può pensarla in modo un po’ diverso, il confronto con la scuola e le insegnanti che osservano i nostri figli in altri contesti. Il confronto con un esperto che può fungere da specchio che riflette un’immagine più integra e permette il confronto con se stessi, e il riconoscimento delle proprie capacità di base recuperando autostima, fiducia in se stessi, e perdono di sé per eventuali mancanze che ciascuna di noi ha.

Emanuela Manara,
Psicologa dello sviluppo e dell’educazione, psicoterapeuta

 

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