L’attenzione e il pregiudizio

StereotipiVi è mai capitato che…Mi chiamo Elisa e sono sposata con Nicola da quasi quattordici anni. Antonella, nostra figlia, ne compirà dodici il prossimo agosto. Antonella è figlia unica. È sempre stata una bambina piena di entusiasmo, socievole, capace e giudiziosa. Fin dai suoi primi anni, Antonella non ha mai mostrato interesse verso i giochi più tipicamente femminili e anche nel vestire ha sempre preferito un abbigliamento comodo e sportivo. Questa tendenza è andata via via accentuandosi nel corso delle elementari, quando, giunta in quarta, Antonella ha virato verso un look decisamente maschile, sottolineato da un taglio quasi “a zero” dei capelli. Ricordo bene lo sgomento quando, di ritorno dal parrucchiere dal quale si era recata con una zia, avevo visto la sua figuretta e la sua testa senza capelli! Fu un piccolo shock! Ma che bel maschietto, dicevano tutti, e Antonella non smentiva mai queste affermazioni! Noi genitori abbiamo cominciato a essere più attenti a questa sua originalità, iniziando a leggerla come mancanza di identificazione nel suo genere, se non, addirittura, una prima manifestazione del suo orientamento sessuale. Da questo “allarme”, alla ricerca di un confronto che ci aiutasse a capire, il passo è stato rapidissimo. Abbiamo chiesto consiglio ad altri genitori, alle maestre, alla psicologa scolastica. Ci spingeva la paura di sbagliare, la necessità di non sorvolare sui problemi, i pregiudizi culturali, sicuramente, che inducono a rigidi schemi di identificazione, ma soprattutto avremmo voluto essere in grado di capire e seguirla in un percorso di crescita e riconoscimento di se stessa. Dalle risposte che ricevemmo, però, pareva che le nostre paure fossero decisamente premature: l’età delle elementari è un campo aperto di sperimentazione senza filtri e senza sovrastrutture, mentre l’identificazione di genere arriva più avanti, quando il cambiamento del corpo ci aiuta a confrontarci con la nostra sessualità e a riconoscere noi stessi.
Verso la fine della quinta Antonella ha iniziato a non ritrovarsi più nel maschietto con la testa rapata e le magliettone larghe.
Adesso è in prima media: nuovo ambiente nuove abitudini! Fin dal primo giorno è andata a scuola con una bella coda di cavallo! Conserva il suo entusiasmo e la voglia di vestire in modo sportivo. Nicola e io assistiamo alla sua evoluzione con gioia, riconoscendo, così come ci era stato detto, che in ogni percorso il tempo ha un valore fondamentale, senza farsi fuorviare dai pregiudizi e dalle proprie attese.

A cura di Anna Marraccini e Giorgia Diana, mamme, comunicatrici e socie di MammaTrovalavoro

Il parere di Elisa Mazzola, Psicologa Psicoterapeuta e Orientatrice

Elisa Mazzola

Il periodo della scuola elementare rappresenta per un bambino un momento di transizione rispetto alla propria identificazione di genere, dove maschio e femmina sono praticamente la stessa cosa. Interiormente il bambino non ha consapevolezza di questa distinzione e tutte le sue energie sono concentrate sul mondo esterno. Nel periodo della scuola media la sua attenzione di concentra sulle differenze rispetto all’altro genere, sullo sviluppo dei propri caratteri sessuali. È all’inizio dell’adolescenza che tale distinzione comincia a prendere forma e avviene una vera e propria identificazione con il genitore del proprio sesso. A volte succede che per qualche motivo conflittuale l’adolescente non voglia identificarsi nel proprio genitore, con conflitti nella propria personalità e nell’espressione di sé che lasciano però inalterato lo sviluppo sessuale. Se pensiamo che ci viene assegnata un’identità dalla natura (caratteri sessuali primari), che tale identità si incontra/scontra con quella delle nostre figure parentali (genitori o in sostituzione caregivers) e che successivamente si identifica in un ruolo preciso grazie alla società nella quale viviamo possiamo capire come sia complicato raggiungere la piena maturità sessuale e sociale. Non solo, ma i modelli sociali offerti oggi possono essere per certi versi devianti rispetto alla vera ricerca di sé e della propria identità di genere. Se Elisa all’inizio delle medie si identifica perfettamente con la figura femminile vuol dire che c’è stato uno sviluppo coerente con la propria natura e che il rapporto con la figura genitoriale del medesimo sesso (Madre) non è stato conflittuale rispetto all’identificazione di genere.

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