La “baracca”: Parma e la tradizione dei burattini, un amore infinito

Parma ha una grande tradizione di burattini, non solo ha aperto e creato nel 2002 nelle stanze dell’ex-convento del complesso di San Paolo “Il Castello dei Burattini-Museo Giordano Ferrari”, ma ancora oggi mantiene viva la tradizione della “baracca” con suggestive e innovative produzioni teatrali. Fino a pochi anni fa si svolgeva un Festival Internazionale in città, da quattro anni è invece in programma “Impertinente”, festival di teatro di figura, con l’obiettivo di proporre una panoramica delle tendenze nazionali e internazionali del teatro di figura, integrando tradizione e sperimentazione, creazioni per adulti e creazioni per bambini. E naturalmente con molta attenzione ai burattini.
Il festival Impertinente, giunto alla quarta edizione, si è appena concluso con un ottimo riscontro di pubblico. La storia dei burattini a Parma è indissolubilmente legata alla bottega dei Ferrari, una famiglia che per generazioni ha fatto conoscere il nome della nostra città in tutto il mondo, ma ancora oggi esistono importanti realtà, che producono e creano storie e personaggi nuovi. Oltre alle Briciole, oggi in baracca lavora Patrizio Dall’Argine, che realizza spettacoli sviluppando un progetto personale approdato nell’esperienza del Teatro Medico Ipnotico.
I Ferrari, la storia dei burattini a Parma iniziata in una stalla
La dinastia dei Ferrari ha inizio nel 1877, con la nascita di Italo. Figlio di contadini fu avviato dal padre al lavoro di calzolaio, poiché quello di bracciante era poco remunerativo e molto faticoso. Ma la sua “prepotente passione” erano i burattini, che conobbe grazie agli spettacoli dei maestri Amaduzzi, Belli e Campogalliani, che ogni tanto davano rappresentazioni a Sissa e nei paesi vicini. Un giorno decise di allestire uno spettacolo: pochi burattini, ricavati da paletti, poi alcuni cenci che fungevano da costumi e … tanta buona volontà.
In una sera d’inverno del 1892, in una vecchia stalla di Roncopascolo, insieme all’amico Giuseppe Avanzini (che in seguito divenne suo cognato), mise in scena la sua prima rappresentazione dal titolo: “La foresta perigliosa”, dal repertorio di Arturo Campogalliani.
In un primo tempo Italo fu allievo di Arturo Campogalliani; tuttavia il suo vero maestro fu Francesco Campogalliani, sicuramente tra i più grandi burattinai mai esistiti, con la cui compagnia girò per città e paesi dell’Emilia. Tornato a Sissa, dopo essersi sposato con Ebe Avanzini, riprese a lavorare come burattinaio. Modificò tutto il repertorio, passando -non senza difficoltà – dalle tragedie a cui era abituata la gente di allora, al teatro comico.
Nel 1914 Italo creò il carattere Vladimiro Falesi, detto “Bargnocla” in ricordo del suo vecchio datore di lavoro – un calzolaio – che aveva una grossa natta sulla fronte.
Nel dopo guerra la Compagnia, alla quale si erano aggiunti i figli Giordano, Maura e Ermelinda, a causa della crisi diffusa, si dedicò anche al “Varietà”, costituendo un’orchestra da balera e riscuotendo grande successo. Nel 1948 la famiglia tornò a dedicarsi interamente ai burattini
Alla morte di Italo, nel marzo 1961, fu il figlio Giordano (1905-1987) che assunse le redini della compagnia. Giordano si distinse ben presto per le sue capacità di scenografo, scenotecnico, ideatore di effetti sbalorditivi, valente chitarrista, maestro di ballo, pittore, coreografo, innovatore del teatro dei burattini e naturalmente, straordinario burattinaio.
La rinnovata “Compagnia dei Ferrari” era composta dalla moglie Bianca Anesi, diplomata al conservatorio di Parma come soprano, voce di tutti i personaggi femminili, e dai figli: Luciano, attore di rara versatilità, eccellente interprete delle “maschere”, inimitabile voce di Bargnocla, abile fisarmonicista, lungimirante impresario e sostenitore del festival di burattini e marionette, con l’idea “rivoluzionaria” di far diventare Parma capitale dei burattini e Italo Jr. detto “Gimmi”, anche lui attore formidabile e artista inconfondibile.
Giordano Ferrari rimase l’interprete principale della compagnia, fino a quando un’operazione alle corde vocali lo privò della voce. Da allora si dedicò interamente alla regia, alla realizzazione degli spettacoli, alla scenografia, alle musiche, alle luci di scena, ai bozzetti dei costumi e alla creazione delle teste dei burattini. Luciano morì nel 1978 e a raccogliere l’eredità di Giordano fu il figlio Gimmi, artista e musicista, che negli anni ‘60 aveva anche fatto parte del complesso “I Corvi” («Un ragazzo di strada» e «Datemi una lacrima per piangere»).
Con la morte di Gimmi, instancabile mattatore, avvenuta nel 2007, quando il capocomico aveva 66 anni, l’impegno a continuare a far conoscere l’arte della famiglia è stato assunto dalla moglie Manuela Ronchini, scomparsa nel 2014, dal figlio Giordano e dalla nipote Manuela, che ancora oggi collaborano con il Museo Il Castello dei Burattini.
Il Castello dei Burattini – Museo Giordano Ferrari
È una delle più importanti raccolte italiane del teatro dei burattini, ‘Il Castello’ è dedicato a Giordano Ferrari, burattinaio parmigiano, abile intagliatore ma anche appassionato ricercatore, che ebbe il merito di dar vita alla collezione che il Comune di Parma offre al pubblico.
Sede illustre, circa trecento metri quadrati situati all’interno dell’antico Complesso di San Paolo, il Museo è stato pensato come luogo vivace e attivo.
Con un patrimonio di 2842 pezzi tra marionette, burattini, pupi, pupazzi, 637 pezzi tra fondali e quinte, 438 copioni (per la maggior parte manoscritti), una biblioteca specialistica sul teatro di figura e un archivio cartaceo consultabile dal pubblico (contenente manifesti, fotografie, lettere, ecc) il Castello dei Burattini (Museo Giordano Ferrari), esponendo a rotazione periodica circa 500 pezzi delle proprie collezioni, offre ai visitatori un itinerario stimolante e divertente.
Il percorso espositivo parte dai burattini di Italo Ferrari affiancati da quelli appartenuti ai burattinai che hanno influito sulla sua formazione artistica: i Preti e i Campogalliani. Si prosegue con una sorta di monografia dedicata ai Ferrari i quali, burattinai da 4 generazioni, hanno creato una vera e propria cifra stilistica sia nella scultura dei pezzi che nella commistione musica-rappresentazione. Proseguendo si visionano i burattini legati alla principali tradizioni italiane e le marionette appartenute a grandi compagnie italiane della prima metà del ‘900, seguiti da pezzi che si avvicinano ai giorni nostri: in questa sala confluiscono materiali di cartapesta, pupazzi utilizzati con la tecnica ‘su nero’, le donazioni ricevute e viene affrontato a livello espositivo il discorso riguardante della marionetta o del burattino che nasce come giocattolo.
L’ultima sala è dedicata ai burattini dei paesi europei ed orientali; il percorso si conclude con un omaggio all’Opera dei Pupi, che vede come soggetti i Pupi delle tre tradizioni principali (palermitana, catanese, napoletana) e alcuni fondali e cartelloni dell’Opera.
Uno spazio è dedicato al Gruppo ‘80, tra cui Uan. Il 17 dicembre 2011 ha riaperto con una rinnovata esposizione nella quale, oltre a burattini e marionette appartenuti alle grandi famiglie italiane dedite all’arte del teatro delle figure animate, molto spazio è dato alle compagnie straniere e alle tradizioni orientali.
Orario: lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì dalle 10.00 alle 17.00; sabato, domenica e festivi dalle 10.30 alle 18.30.
Chiuso martedì,
25 dicembre e 1 gennaio.
Tariffe: Gratuito.
È disponibile un’audioguida per la visita, in italiano, inglese e francese al costo di euro 2,00.
Come arrivare: situato nel centro storico, all’interno del complesso di San Paolo, a 10 minuti a piedi dalla stazione ferroviaria.
Il burattino di Parma: Bargnòcla
È nato dalla fantasia di Italo Ferrari, è stato preso per mano dal figlio Giordano e dai nipoti Gimmi e Luciano e portato in giro per l’Italia con la stessa dignità degli altri burattini di tradizione. Nel 1914 è lo scultore parmigiano Giusto Savi a realizzarlo da un bozzetto. Bargnòcla è caratterizzato da un enorme bernoccolo sulla fronte, allusivo all’intelligenza, ma che nella versione dialettale-parmigiana, rappresenta più l’ottusità. In seguito, addirittura, il bernoccolo verrà definito la voglia di un osso di maiale, quello che spunta rotondo dal prosciutto. Niente poteva essere più parmigiano di così. Dopo una prima apparizione, il burattino venne rimesso in soffitta, per essere recuperato da Giordano, che lo completerà dandogli anche una moglie, la Rosón, che faceva l’ortolana e il figlio Jofén.
Patrizio Dall’Argine e il TEATRO MEDICO IPNOTICO
Una delle realtà più attive sul territorio è sicuramente quella del Teatro Medico Ipnotico di Patrizio Dall’Argine, che si forma teatralmente al Teatro delle Briciole dal 1990, dove ha lavorato professionalmente come scenografo, attore, autore e regista. Nel 2001 è tra i fondatori della compagnia Cà luogo d’Arte con la quale inizia ad approfondire il linguaggio del Teatro dei Burattini. Nel 2007 termina l’attività con la compagnia e fonda nel 2009 il Teatro Medico Ipnotico. Le produzioni si dividono in quelle per un pubblico di tutte le età e in altre rivolte ad un pubblico adulto. La ricerca estetica parte sempre dal Burattino che si muove nel suo spazio autonomo e trasportabile, un teatro in scala chiamato “baracca”. Il rapporto figura-fondo è spesso motivo di una ricerca estetica che tende a far diventare il fondo, i dettagli e “l’atmosfera” i veri protagonisti della scena. Questo attraverso l’uso delle luci e del suono, ma anche del buio e del silenzio. Nella drammaturgia degli spettacoli l’identità estetica del burattino viene spesso messa in discussione, ricercando le affinità e le divergenze che ha con la bambola, con la statua inanimata, l’automa, l’ombra, il personaggio, il monumento, ma anche con il giocattolo. Il rapporto tra l’animatore e l’oggetto animato invece non è terreno di approfondimento, in quanto il Teatro Medico Ipnotico preferisce indagare i territori formali dell’illusionismo e dell’incantamento e non quelli della psicologia e della didattica.
LA COMPAGNIA. Oggi il Teatro Medico Ipnotico è una compagnia di Burattini a base famigliare. Patrizio Dall’Argine si occupa dei soggetti, dei testi, dell’intaglio delle teste e della pittura delle scene. Veronica Ambrosini si occupa dell’ideazione e della confezione dei costumi dei burattini, della costruzione di pupazzi, dell’amministrazione del sito web e dell’organizzazione. Le figlie Virginia e Thea collaborano in diversi spettacoli come assistenti di baracca.
La compagnia ha attualmente in repertorio dodici titoli.
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