La vera storia di Babbo Natale

In pochi sanno che dietro la leggenda dell’uomo di rosso vestito si cela la figura di un santo: San Nicola!
Un omone vestito di rosso, con barba e capelli bianchi, il naso arrossato per il freddo che patisce sulla slitta trainata dalle sue renne, e una profonda voce che scandisce ritmicamente il suo motto “oh, oh, oh”. Così, per convenzione, siamo abituati a immaginare il caro, vecchio Babbo Natale.
E ogni anno alla vigilia di Natale non possiamo esimerci dall’attendere che egli discenda dal camino, se ne abbiamo uno, o dal domandarci in che altri modi il simpatico vecchietto possa raggiungere le nostre case. Entrerà forse dalla porta di ingresso? O dal balcone?
In pochi però sanno quale sia la vera storia di Babbo Natale. O meglio quale personaggio storico sia stato il punto di partenza nella costituzione del mito più radicato del Natale. Proprio oggi, 6 dicembre, giorno della sua festa raccontiamo la storia del Vero Babbo Natale: San Nicola.
CHI E’ SAN NICOLA?
Si tratta di un uomo greco nato a Patàra intorno al 270 D.C. che divenne vescovo di Mira, cittadina romana dell’Asia Minore, l’attuale Turchia e sempre difese l’ortodossia cattolica dalle minacce della religione musulmana.
Probabilmente coinvolto nelle persecuzioni contro i cristiani, ordinate dall’intollerante Imperatore Diocleziano tra il 303 e il 313 d.c., alcuni scrittori, come il Metafraste verso il 980 d.C., specificano che Nicola era finito in carcere. Qui, invece di abbattersi, il vescovo aveva sostenuto ed incoraggiato i fedeli a resistere nella fede e a non incensare gli dèi
L’aura di mistero che circonda la vita del santo viene ammantata da due leggendari eventi che lo vedono protagonista e che contribuiscono a costruire la sua fama di patrono dei deboli, dei poveri e degli oppressi.
La prima narra dell’intervento del santo nel salvare tre fanciulla da una professione poco onorevole. Prima di divenire vescovo, infatti, stando alla storia, Nicola si sarebbe imbattuto in una famiglia di nobili caduta in miseria, il cui padre costringeva le tre figlie a guadagnare soldi in maniera immorale. Il santo mosso a compassione dalle tre fanciulle avrebbe fatto rotolare da una finestra tre sfere d’oro così da fornire una dote per il matrimonio alle ragazze e salvarle dal brutto mestiere cui erano condannate.
La seconda leggenda invece, assai più inquietante, narra di un San Nicola addirittura capace di risuscitare i morti. Un giorno, infatti, il santo si sarebbe recato presso una locanda per chiedere un piatto di carne e avrebbe poi scoperto che l’oste che gliel’aveva negato, aveva prima del suo arrivo, ucciso tre ragazzi e li aveva fatti a pezzetti. Nicola scopre il delitto e resuscita le vittime.
Il vescovo di Mira muore il 6 dicembre del IV secolo d.c. e dal momento della sua morte si diffuse la leggenda secondo la quale il santo avrebbe portato balocchi e doni di ogni genere ai bambini di tutto il mondo in occasione della sua festa.
Con la Riforma protestante, a partire dal 1517, il culto dei santi fu abolito in gran parte dell’Europa del Nord. San Nicola dunque fu sostituito per un lungo periodo da Gesù Bambino spostando, così, la data dal 6 dicembre alla notte di Natale.
Il vero problema era che Gesù era troppo piccolo per poter essere in grado di portare troppi regali e troppo buono per minacciare i bambini monelli: per questo motivo, gli fu affiancato un aiutante più forzuto e che potesse anche essere un po’ temuto. Ciò diede vita ad alcune figure a metà tra il folletto e il demone come i Krampus, aiutanti dello stesso San Nicola, oppure Ru-klaus, Aschenklas o Pelznickel che garantivano che i bambini facessero i buoni, minacciando punizioni come frustate o rapimenti.
SAN NICOLA DIVENTA BABBO NATALE
Fu all’inizio dell’Ottocento che molti scrittori incominciarono a voler riportare il Natale nell’alveo della festa familiare. Essi recuperarono, a tale fine, la figura di San Nicola, impreziosendo la leggenda di qualche chicca e contribuendo a codificare un’immagine condivisa e rasserenante.
Già Irving nel 1809 immaginò che Nicola passasse sui tetti con il suo carro volante portando regali ai bambini buoni; poi fu la volta di un libriccino anonimo in versi, The Children’s Friend, con la prima vera apparizione di Santa Claus, associato al Natale vestito con le tipiche pellicce dei portatori di doni germanici che però infligge anche punizioni ai bambini cattivi, e il suo carro è trainato da una sola renna. Particolarmente determinante nel costruire l’immagine del nostro Babbo Natale fu la poesia del 1823 “A visit from St. Nicholas” di Clement Clark Moore, nella quale le renne diventarono otto e il carro si trasformò una slitta.
Ecco un frammento tradotto, tratto dalla poesia di Moore, della prima descrizione di Babbo Natale come lo conosciamo oggi e come tutti noi lo immaginiamo quando la notte di Natale ci pare di udire i campanellini vibrare nell’aria e il richiamo lontano dell’ “Oh, oh, oh” che s’avvicina:
“(…) Udii lo scalpiccio degli zoccoli sul tetto,
non feci in tempo a voltarmi che
Babbo Natale venne giù dal camino con un tonfo.
Era tutto vestito di pelliccia, da capo a piedi,
tutto sporco di cenere e fuliggine
con un gran sacco sulle spalle pieno di giocattoli:
sembrava un venditore ambulante
sul punto di mostrate la sua mercanzia!
I suoi occhi come brillavano! Le sue fossette che allegria!
Le guance rubiconde, il naso a ciliegia!
La bocca piccola e buffa arcuata in un sorriso,
la barba bianca come la neve”
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