Facciamo i compiti

Facciamo i compiti

mariangeladigerlandoLa funzione dei compiti è di potenziare e mantenere competenze apprese o in via di sviluppo, in realtà dietro questa attività si celano abilità che vanno oltre all’apprendimento in senso ristretto alla didattica. In primo luogo la capacità di gestire una consegna dal punto di vista della comprensione, di fare inferenze sulle conoscenze possedute e di portarla a termine in piena autonomia, seguendo uno schema personale di azioni. Inoltre si allena la capacità di mantenere l’attenzione su un’attività fino al raggiungimento degli obiettivi.

Pertanto la reiterazione di un compito porta sia all’apprendimento dei concetti che all’acquisizione di un metodo di studio.

La diatriba che solitamente si accende dietro ai compiti è legata alla quantità che vengono assegnati di svolgere. Ed in effetti è lecito chiedersi quanto possa essere realmente producente giornate intere passate a svolgere i compiti, visto che è risaputo che i momenti di inattività servono per rielaborare gli stimoli. Dunque in questo caso come in qualsiasi cosa è necessario moderarne la mole magari a favore degli obiettivi chiari del compito e di ciò che si vuole potenziare. A tal proposito ricordo la Carta internazionale dei diritti dell’infanzia che riconosce al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età.

La nostra scuola è ancorata all’idea datata della funzione dei compiti e non è ancora strutturalmente pronta per abbandonarla, perciò è bene che un genitore sin dalla prima elementare riesca a condividere con la scuola gli obiettivi step by step che vuole conseguire. Insieme si può costruire una modalità motivante per l’esecuzione dei compiti così che alla fine ci si possa divertire e stare insieme alla fine di una giornata passata lontani, riscoprendo così la funzione aggregante dei compiti.

Il consiglio che mi sento di suggerire è di non definire mai il compito con una accezione negativa davanti al bambino, anzi fare riscoprire il piacere di condivisione e di competenza nello svolgimento. Il ruolo del genitore dunque è di mediare la difficoltà portando il proprio figlio alla risoluzione e allo sviluppo, in fin dei conti da quando sono nati che siamo mediatori verso il mondo esterno.

di Mariangela Di Gerlando, logopedista di Mamma Trovalavoro

Condividi

Lascia un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati .*