C’era una volta il gioco…quando creare è apprendere

C’era una volta il gioco…quando creare è apprendere

Con il Museo Guatelli su Bimbi Parma vi parliamo di giochi, creatività e fantasia e lo facciamo partendo dal bellissimo articolo pubblicato sull’ultimo numero de La Città dei Bimbi “Il Natale dei Piccoli”museo 07

 Quale occasione migliore se non il Natale per andare alla scoperta dell’arte del gioco: quella capacità di creare, come si faceva una volta, da una semplice lattina un oggetto ludico, semplice ma con un’anima autentica , nato dalla manine e dalla fantasia dei bambini stessi. Sorridere, divertire e apprendere: sono queste le parole chiave che ci conducono dentro LA STANZA DEI GIOCHI del Museo Ettore Guatelli, a Ozzano Taro. Un vero e proprio spazio dei balocchi che, lasciando a bocca aperta piccoli e grandi, raccoglie   tutta la creativtà del mondo. Oggetti curiosi con i quali i bambini si divertivano, un tempo, a giocare ed inventare storie. Sono giocattoli molto diversi da quelli a cui siamo abituati oggi: non si possono acquistare nei negozi, ma si possono solo costruire con le mani. E’ sì, perchè un tempo, i genitori non avevano la possibilità di acquistare i balocchi per i loro figli. Così i bambini imparavano fin dalla tenera età a costruire oggetti ludici con quello che avevano a disposizione: pezzi di legno, scatole di latta, fil di ferro, noci, castagne, cartone…Ma per Guatelli esporre questi oggetti non significa soltanto testimoniare come si giocava un tempo: il valore è l’invenzione del giocattolo da parte dei piccoli e l’atto del costruirlo con i materiali che si potevano avere a disposizione. Costruire un gioco è il modo più naturale per un bambino per capire e osservare il mondo che lo circonda. La manualità e il saper costruire con le proprie mani diventano un vero e proprio processo di apprendimento.
Non si butta via nulla
Gran parte degli oggetti che fanno parte della collezione del Museo Guatelli, oggi sarebbe davvero difficile trovarli. Fin da quando Ettore iniziò a raccogliere i primi utensili, si rese conto che presentavano caratteristiche strane, ma belle: i piatti cuciti, i pentolini fatti con gli elmetti dei soldati o i giocattoli costruiti con le lattine.  Una volta quando mancavano i soldi necessari all’acquisto delle cose era naturale non buttare via nulla, ma anzi si recuparava tutto cercondo di riutilizzarlo. Questo accadeva nelle famiglie molto numerose di contadini costrette ad inventarsi ogni giorno cose nuove per cercare di risparmiare. E i risultati erano spesso cose incredibili da pensare al giorno d’oggi. Si riparava tutto: vestiti, scarpe, piatti, pentole, fiaschi, manici, attrezzi di legno. Il Museo vuole raccontare proprio questo mondo, fatto di miseria, di povertà ma dove la fantasia e l’ingegno delle persone riusciva a far fronte ad ogni tipo di necessità. Il riutilizzo dei materiali era una vera e propria necessità per riparare e riadattare utensili da cucina e del lavoro dei campi. E uno dei materiali più preziosi per i contadini era il fil di ferro usato per appendere i salumi, aggiustare le catene, tenere unito un manico rotto, aggiustare i piatti, le scarpe, ma anche per fabbricare giochi. casa Ettore Guatelli
L’altra vita dei materiali
Non sempre però era la necessità a spingere i contadini al riutilizzo. Nelle lunghe sere d’inverno, dopo cena, era consuetudine per le persone riunirsi nella stalla del podere. Qui si stava in compagnia, si raccontavano favole o si ascoltavano le storie che i vagabondi portavano da paesi lontani. Le donne si affaccendavano in lavori di cucito, mentre gli uomini era soliti impegnarsi nel lavoro di manutenzione degli attrezzi. Ma non mancavano neppure di inventarsi oggetti curiosi, per il gusto di costruire qualcosa. A darecene una prova è lo strano spaventapasseri sonoro presente nel Museo, sul quale sono stati costruiti una coppia di pupazzi in legno capaci di muoversi grazie alla forza del vento. A pensarci bene, un oggetto troppo bello per essere stato creato solo come un banale spaventapasseri: e questo ci fa capire come i contadini di allora, pur vivendo nella povertà, non rinunciavano a costruirsi cose belle e anche divertenti. In un mondo come quello di oggi, dove siamo abituati a buttare via ogni cosa, sembra che certe cose sembrano uscite solo dalle favole!
Riscoperte museo 18
La scoperta di una nuova vita degli oggetti: uno straordinario esempio è dato da una piccola valigia che apparteneva a Benvenuto Artemio, un soldato fatto prigioniero in Libia durante la seconda guerra mondiale: è la sua valigia la era protagonista, fatta di di latta, con le scatolette del rancio di carne, graffate e saldate.
Varianti
Quante cose si possono inventare con un oggetto? E quanti usi diversi possiamo pensare? Un elmetto da soldato, capovolto, può diventare un pentolino per la cottura delle castagne, così come una calza di lana può diventare un copri-fisco per impedire al vino di entrare in contatto con la luce; o ancora una valigia per il trasporto della fisarmonica può trasformarsi un comodissimo mezzo di trasporto per le galline e i polli da portare al mercato per la vendita. Basta solo la fantasia.
Connessioni invisibili
Molto spesso gli oggetti di Guatelli diventano un pretesto per raccontare storie: allora il Museo diventa un intreccio di cose, uomini, narrazioni e memorie di un territorio. Come la storia del caprone, di cui Ettore ha acquistato il teschio da un raccoglitore del parmense. Un cranio di caprone con un corno che gli era girato sotto la mandibola finendo per bloccargliela e farlo morire di fame. Guatelli amava raccontare che al tempo della guerra, il caprone di un gregge del paese fuggì nel bosco diventando una sorta di capo di un gruppo di pecore selvatiche. Finita la guerra, gli abitanti del posto incominciarono pian piano a sterminare quel gruppo di capre, tanto inselvatichite da non poterne nemmeno mangiare la carne. E il caprone rimase solo. E vivo. Poi scomparve. Dopo parecchi anni i suoi resti furono trovati nel bosco.logo_FMG_pos_rgb

Condividi

Lascia un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati .*