Bambini e DSA, come intervenire

Bambini e DSA, come intervenire

“Vale la pena che un bambino impari piangendo ciò che può imparare ridendo?”
G. Rodari

“Ogni studente suona il suo strumento, non c’è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia”
Daniel Pennac.

Parte da queste due frasi simbolo Susanna Serranò, logopedista che esercita la sua  attività di libero professionista in pazienti con disturbi della voce, della parola e del linguaggio, sia in bambini che in adulti, nello studio privato in Via Ruggero Parma, 25, e collabora anche con la Casa Azzurra – Centro Traumatizzati Cranici, con l’Università degli Studi di Parma e al centro Elias srl neuroriabilitazione. Il suo intervento mira a conoscere, leggere e interpretare e curare  la  DSA, ossia Disturbo Specifico dell’Apprendimento presente nei bambini. Logopedista-susannaserrano
Dal come riconoscerlo alle sue diverse forme, dall’importanza di un intervento riabilitativo, specifico e professionale al ruolo chiave giocato da insegnanti, genitori e famigliari.

 

 

 

 

“Fin dalla nascita in ognuno di noi è presente un bisogno di conoscenza; questo istinto primario porta l’individuo ad andare verso il mondo e ad esplorarlo, permettendoci di imparare.  Tuttavia con l’inizio della scuola l’apprendimento non è più guidato soltanto dalla curiosità, ma diventa un compito a cui il bambino dovrà rispondere per molti anni, a volte sperimentando anche fatica e frustrazione. Spesso molti studenti possono vivere l’esperienza dell’apprendimento in modo negativo, poiché affrontano delle difficoltà e dei disagi in ambito scolastico legati a problemi di varia natura, come ad esempio malessere psicologico, problemi familiari, deficit fisici, sensoriali o cognitivi. Quando invece la difficoltà scolastica non è connessa a problemi di questo tipo ed è limitata ad abilità specifiche, si parla di Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA).
I DSA sono disturbi del neurosviluppo che riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente e si manifestano con l’inizio della scolarizzazione, ma avendo un’origine neurobiologica sono, pertanto, presenti fin dalla nascita
. Non sono determinati né da un deficit di intelligenza né da problemi ambientali o psicologici o da deficit sensoriali, ma sono legati a specifiche difficoltà di abilità. L’incidenza di questi disturbi è stimabile mediamente attorno al 3-4% a seconda dell’età, nonché dei criteri e degli strumenti utilizzati dai ricercatori. Si tratta in ogni caso di valori importanti, poiché questo significa che in media ci possiamo aspettare la presenza di un alunno per classe con questo deficit.
In base al tipo di difficoltà specifica che comportano, si dividono in:

  • La dislessia, nota anche come legastenia, è un disturbo specifico della lettura che si manifesta con una difficoltà nella decodifica del testo.
    Le tre manifestazioni più frequenti sono:
    – dislessia visivo-semantica o superficiale: spesso si manifesta attraverso una lettura per intuizione e a volte per invenzione delle parole o delle frasi del testo. La lettura può quindi essere scorrevole o fluttuante, ma il testo letto viene inventato, quindi non viene compreso nel suo significato reale e totale;
    -dislessia fonologica: corrisponde alla difficoltà di associare automaticamente i fonemi ai rispettivi grafemi in modo coerente e stabile: questo fatto comporta difficoltà fonetico-fonologiche nella lettura, lentezza, anche se il significato del testo il più delle volte viene compreso;
    -dislessia mista: si trovano compresenti errori visivo-semantici, sia fonologici;
  • La disortografia è un disturbo specifico della scrittura che si manifesta con difficoltà nella competenza ortografica e nella competenza fonografica, ossia è una difficoltà nel tradurre in segni grafici i suoni corrispondenti, pur possedendo un linguaggio adeguato sul piano della pronuncia lessicale e delle capacità espressive. Quindi a livello ortografico vengono manifestati gli stessi errori che la dislessia presenta nella lettura.
  • La discalculia è un disturbo specifico dell’abilità di numero e di calcolo che si manifesta con una difficoltà nel comprendere e operare con i numeri. La difficoltà è anche talvolta nell’eseguire calcoli aritmetici semplici. Le persone discalculiche possiedono un’intelligenza normale e  non hanno problemi nel compiere ragionamenti matematici. Tuttavia risulta loro difficile riconoscere e scrivere i numeri, infatti a volte li scrivono speculari, a volte li invertono. Altra difficoltà è quella di incolonnare le operazioni.
  • La disgrafia è un disturbo specifico della grafia che si manifesta con una difficoltà nell’abilità motoria della scrittura. Si manifesta come incapacità o mal destrezza nel realizzare il gesto grafico, collegata a difficoltà nel dosare la pressione per tracciare i segni sul foglio, controllare la dimensione e la  grandezza delle lettere, coordinare il segno grafico in modo armonico. La grafia spesso è obliqua o spostata in alto o in basso. Si tratta quindi di un disturbo della psicomotricità collegato, alla non affermazione della prevalenza motoria manuale o a difetti nell’organizzazione percettivo-motoria del movimento o alla destrezza manuale.dsa_serrano_bimbiparma

Quando si parla di Disturbo dell’Apprendimento l’imperativo categorico per un intervento riabilitativo è la precocità.
La diagnosi di un DSA è molto importante, poiché consente il riconoscimento della condizione di difficoltà, in modo da dare avvio alle misure di compensazioni e di intervento più utili. E’ importante che diagnosi e trattamento siano, per questo motivo, il più possibile precoci.  E’ sempre auspicabile procedere con un intervento riabilitativo, poiché ci sono  margini di miglioramento (indipendenti dalla gravità) e  molto spesso la sola compensazione non è sufficiente. L’intervento deve essere funzionale (agire sull’abilità deficitaria), di compensazione (fornire strumenti e strategie alternative).

La tempestività, infatti, precoce (a fine della 2° – 3° elementare) è il fattore più importante e decisivo ai fini prognostici. Per questo è fondamentale acquisire strumenti atti a diagnosticare tali disturbi in età precoce, per consentire la messa in atto di interventi tempestivi che ottengono una maggiore percentuale di successo. L’attività riabilitativa deve quindi necessariamente coinvolgere tutti gli aspetti neurofunzionali carenti e consentirne una reintegrazione più evoluta nell’organizzare i prerequisiti delle capacità di apprendimento di base del soggetto (letto-scrittura). Quanto più precocemente il soggetto potrà beneficiare di un intervento riabilitativo, modificando o integrando potenzialità carenti, tanto più gli effetti del disturbo neuro funzionale tenderanno ad attenuarsi o a modificarsi. Ciò non esclude la possibilità di realizzare interventi di reintegrazione neuro funzionale anche in adolescenza o con l’adulto.

Alcuni segnali ci permettono già di sospettare l’esistenza di DSA.
Il bambino spesso compie nella lettura e nella scrittura errori caratteristici come l’inversione di lettere e di numeri (es. 21 – 12) e la sostituzione di lettere simili dal punto di vista grafico e sonoro (m/n; b/d; c/e  e f/v¸t/d; p/b; c/g). A volte non riesce ad imparare le tabelline e alcune informazioni in sequenza come le lettere dell’alfabeto, i giorni della settimana, i mesi dell’anno. Trascura gli accenti talvolta e le doppie.  Può fare confusione per quanto riguarda i rapporti spaziali e temporali (destra/sinistra; ieri/domani; mesi e giorni) e può avere difficoltà a esprimere verbalmente ciò che pensa. In alcuni casi sono presenti anche difficoltà in alcune abilità motorie (ad esempio allacciarsi le scarpe). Infine alcuni fattori predittivi come il disturbo di linguaggio, già prima che il bambino inizi la scolarizzazione.
Per tali disturbi la diagnosi prevede l’esclusione di cause neurologiche alla base del problema (esempio: paralisi cerebrale infantile, impedimenti fisici, etc…), di un deficit uditivo, di un problema di natura emotiva e di un generale ritardo di sviluppo, come nel caso dell’insufficienza mentale. Tali disturbi si manifestano, infatti, in presenza di un normale livello intellettivo, di un’istruzione idonea, di un’integrità neuro-sensoriale e di un ambiente socio-culturale favorevole.
E’ evidente, quindi, che un Disturbo Specifico dell’Apprendimento non può essere facilmente diagnosticato, se non da figure specialistiche adeguatamente formate. Infatti, il particolare modo di manifestarsi di tali disturbi, fa si che, spesso, il problema venga sottovalutato e individuato in ritardo poiché, presentandosi in bambini che apparentemente hanno le potenzialità per apprendere, viene attribuito a mancanza di interesse o a scarsa applicazione allo studio, con conseguenze negative sul bambino, sia di tipo psicologico che di rendimento scolastico.
La diagnosi di DSA è basata sulla verifica di una batteria di prove standardizzate, eseguite da un’equipè multiprofessionale con comprovate esperienze pluriennali nel campo dei DSA. Inoltre, è necessario prendere in considerazione aspetti per una diagnosi differenziale, come  la capacità di apprendimento, le capacità cognitive (criterio discriminante per parlare di D.S.A.), la proprietà del linguaggio, la capacità mnemonica, le abilità di tipo prassiche e visuo-spaziali, gli aspetti emotivi e meta-cognitivi.

In Emilia Romagna, oltre ai servizi di NPIA delle ASL, le diagnosi possono essere effettuate da singoli professionisti privati (psicologi o neuropsichiatri infantili, in collaborazione con logopedisti).
Affinché la diagnosi sia ritenuta valida a scuola, la relazione diagnostica deve essere consegnata nella propria ASL di riferimento per essere convalidata dal gruppo di conformità DSA che ha il compito di verificare che siano stati rispettati determinati criteri. È importante sottolineare che, nel periodo di attesa per la convalida da parte del gruppo di conformità DSA, la diagnosi a scuola deve essere già ritenuta valida.

Fin dai primi anni di scolarizzazione il compito del logopedista specializzando in DSA diventa triplice: monitorare e salvaguardare la progressione dell’apprendimento del bambino, orientare e consigliare gli insegnanti, in equipe con gli psicologi, affinché intraprendano percorsi mirati e efficaci con i bambini che si affacciano con fragilità agli apprendimenti scolastici e fornire ai genitori un supporto concreto nello svolgimento del loro ruolo.
Il trattamento abilitativo o riabilitativo è la risposta al bisogno di salute manifestato dal paziente. Sulla base delle difficoltà o disturbi emersi a conclusione dell’iter valutativo, è possibile formulare un piano d’intervento personalizzato e modellato ad hoc sulle specifiche esigenze di ciascun bambino, avvalendosi di proposte scientificamente riconosciute, di materiali adeguati e accattivanti nonché di software specifici per promuovere l’acquisizione, il recupero o il potenziamento delle abilità.

Nel caso dei DSA, le aree d’intervento comprendono:

  • Il potenziamento dei prerequisiti dell’apprendimento scolastico
  • La riabilitazione del processo di lettura strumentale
  • Il potenziamento della comprensione del testo e del metodo di studio
  • La riabilitazione delle componenti ortografiche della scrittura
  • La riabilitazione delle componenti grafo-motorie della scrittura
  • Il potenziamento del calcolo matematico scritto e mentale
  • Il potenziamento del problem solving matematico
  • L’avviamento all’utilizzo di strumenti compensativi, quali la sintesi vocale.

La Legge n. 170 dell’8 ottobre 2010Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico” riconosce la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia quali disturbi specifici dell’apprendimento. Inoltre, tutela il diritto allo studio dei ragazzi dislessici e dà alla scuola un’opportunità per riflettere sulle metodologie da mettere in atto per favorire tutti gli studenti, dando spazio al loro vero potenziale in base alle loro peculiarità. Infine, definisce di  beneficiare di appositi provvedimenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica nel corso dei cicli di istruzione e formazione e negli studi universitari. A seconda delle caratteristiche del singolo alunno e del suo DSA, gli insegnanti, in accordo con i professionisti che hanno stilato la diagnosi e con la famiglia del bambino, devono predisporre un PDP (Piano Didattico Personalizzato) indicando le misure dispensative e gli strumenti compensativi che verranno adottati per garantire al bambino il diritto al successo formativo. Ad esempio possono essere utilizzati strumenti compensativi come: mappe concettuali, uso della calcolatrice, registrazioni di lezioni, testi digitali e sintesi vocale e tanti altri.  Le misure dispensative invece sono previste per gli studenti DSA e  sono interventi che consentono all’alunno o allo studente di non svolgere alcune prestazioni che, a causa del disturbo, risultano particolarmente difficoltose e che non migliorano l’apprendimento.Alcuni esempi di misure dispensative: verifiche orali e non scritte, interrogazioni programmate, dispensa dall’uso del corsivo, tempi supplementari per lo svolgimento delle prove, valutazione dei contenuti, non della forma, dispensa dal copiare e dal prendere appunti. Il tragitto verso l’autonomia, nello svolgimento delle attività scolastiche, deve essere l’obiettivo primario di genitori, insegnanti e logopedisti. Autonomia che per una alunno con DSA è spesso raggiungibile a costi elevati in termini di vissuto emotivo. Consapevolezza e collaborazione tra famiglia, scuola e terapisti sono i pilastri che consentono di sostenere emotivamente e praticamente il percorso scolastico, ma essenziale è anche il clima che si crea intorno al bambino con DSA.

Gli insegnanti, per accettare dislessico un bambino con difficoltà di lettura, gli chiedono di essere un piccolo Einstein. Dimenticando che nemmeno gli insegnanti di Einstein si erano accorti di avere davanti un genio”. 

di Susanna Serranò

Per informazioni 
susanse@libero.it
susanlogos@gmail.com

Condividi

Lascia un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati .*