A spasso per la Biennale d’Arte con i bambini

A spasso per la Biennale d’Arte con i bambini
A spasso per la Biennale d’Arte con i bambini
A spasso per la Biennale d’Arte con i bambini
A spasso per la Biennale d’Arte con i bambini
A spasso per la Biennale d’Arte con i bambini
A spasso per la Biennale d’Arte con i bambini

Bambini di Parma e dintorni, e non solo, vi piace l’arte…? Oggi su Bimbi Parma Giorgia vi porta alla scoperta della 56esima edizione della Biennale d’Arte di Venezia dedicata a “Tutti i futuri del mondo”. Un percorso da fare in famiglia, insieme a mamma e papà che non è solo una mostra, ma un viaggio vero e proprio nello spirito dell’arte dei popoli di tutto il mondo. Non perdetela, è aperta fino al 22 novembre 2015

“Ogni due anni, da giugno a novembre, si svolge a Venezia la Biennale d’Arte, una delle mostre più importanti al mondo per quanto riguarda il panorama della produzione artistica contemporanea. Visitarla è un’esperienza avvincente e ricca di spunti, non solo per un pubblico di estimatori e addetti ai lavori, ma per tutti, bambini compresi. Ma cos’è la Biennale? Dimenticate il museo e pensate di compiere un viaggio che non vi conduce attraverso luoghi reali, ma vi porta in luoghi dove alle idee, alle emozioni, alle tante e possibili visioni del mondo e della condizione umana viene data forma. Questo viaggio è in grado di toccare molte “corde”: colpisce la bellezza, spesso bizzarra, delle opere esposte, che a volte sembrano scherzi giocosi, altre volte toccano la nostra sensibilità più profonda, altre, ancora, semplicemente ci mostrano realtà sconosciute. Si aprono nuove porte su quanto ci circonda, sul mondo, grazie alla lettura particolare che ne danno gli artisti, diversa dall’abituale, che ci fa crescere e ci stimola anche se non ne abbiamo consapevolezza. Soprattutto, la visita a questa grande mostra trasmette un senso di apertura e libertà, mettendoci fisicamente in contatto con le illimitate possibilità di espressione che abbiamo, come esseri umani. Ecco, questa è la Biennale d’Arte di Venezia!

La mostra si sviluppa su due aree principali molto estese, i Giardini, che rappresentano il nucleo originale della manifestazione, che vide la luce nel 1895, e l’Arsenale, di poco distante. Anche solo passeggiare in queste aree è un piacere. Lungo i viali dei Giardini si trovano i numerosi padiglioni nazionali, uno diverso dall’altro e tutti firmati da grandi architetti, sorti nel corso degli anni e distribuiti nello spazio come palazzi in miniatura. Nell’Arsenale invece ci si immerge in un’atmosfera “portuale”, di vecchi magazzini uno dietro l’altro, a comporre uno spazio espositivo enorme. Ma tutta la città è coinvolta e numerosi spazi pubblici e privati diventano sedi “distaccate”, ospitando ulteriori esposizioni ed eventi collaterali, appendici della mostra madre. Vi partecipano artisti da tutto il mondo: quest’anno, per la 56esima edizione, sono presenti ben 89 nazioni, molte delle quali con un proprio padiglione, altre riunite in una sorta di esposizione collettiva. Dalla passata edizione, quella del 2013, anche la Città del Vaticano ha scelto di esserci, con un suo padiglione. E questa presenza sottolinea il valore che la Chiesa cattolica, come nei secoli passati, attribuisce all’arte del tempo che vive. Ogni Biennale è affidata a un curatore diverso, che sceglie il tema col quale gli artisti invitati a partecipare si confronteranno. All the World’s Futures (Tutti i futuri del mondo) è il tema di questa 56esima edizione guidata dal nigeriano, e statunitense d’adozione, Okwui Enwezor, che ha un occhio particolarmente attento alla produzione artistica a livello mondiale. E, infatti, una prima caratteristica di questa Biennale è la massiccia presenza di artisti di aree geografiche tradizionalmente considerate periferiche, come l’Africa per esempio, ma ora ben presenti nel panorama internazionale a testimoniare che, anche nell’arte, il mondo sta perdendo i propri confini. Sarà anche per questo che sempre più l’arte offre una chiave di lettura delle diverse realtà politiche, sociali, economiche, così come sono viste, o vissute, dagli artisti, sollecitando la nostra sensibilità e immergendoci in realtà che sono lontane, ma al tempo stesso ci riguardano. Come ha detto Okwui Enwezor “il mondo dell’arte può stimolarci a vedere più lontano, oltre l’apparenza delle cose”. Proprio questo aspetto rappresenta uno dei valori intrinseci maggiori di questa grande esposizione.

La mostra del curatore si sviluppa in particolare nel grande Padiglione Centrale dei Giardini e in una parte dell’immenso l’Arsenale. Per sviluppare il tema di quest’anno, Enwezor ha scelto di creare un ideale dialogo tra discipline diverse, politica, società ed economia, “rifiutando (la mostra ndr) di essere confinata nei limiti dei convenzionali modelli espositivi”. Sono presenti 136 artisti da 53 nazioni. Tra gli italiani, sono state esposte numerose opere di Fabio Mauri, un artista-performer scomparso nel 2006. Mauri ha lavorato molto sui temi della sopraffazione dell’uomo verso i suoi simili, sviluppando un suo cammino tra le pieghe della violenza politica. Il padiglione centrale ospita, tra le altre sue opere, il “Muro occidentale o del Pianto” (1993), costruito con valigie di cuoio o di legno, bagaglio di ebrei deportati e di migranti: quale altro muro potrebbe esprimere con altrettanta efficacia il significato nefasto delle barriere, ideali o reali, che si frappongono tra le persone? Quale altro simbolo potrebbe esprimere meglio l’importanza di non dimenticare il passato, se si vuole costruire un futuro? Un’immagine emblematica della Biennale di quest’anno, che mette particolare attenzione ai temi della giustizia e dei rapporti economici tra i popoli. Più che mai attuale negli argomenti trattati, inconsueto punto di osservazione della realtà che viviamo e che ci aspetta.

A spasso per i Padiglioni nazionali, ai Giardini
Con un passaggio continuo dalle grandi questioni politiche al particolare quotidiano di cui abbiamo concreta consapevolezza, i numerosi Padiglioni nazionali offrono una lettura originale e libera del tema di fondo proposto dall’edizione della mostra in corso. Ognuno di questi è affidato a un curatore diverso. Ne presentiamo alcuni, un’infinitesima parte di quelli presenti, invitando chi legge a scoprirli tutti di persona.
Particolarmente suggestivo è il Padiglione del Giappone, occupato interamente da una installazione di Chiharu Shiota. Un meraviglioso intreccio di fili rossi, tutti singolarmente visibili, ma allo stesso tempo connessi in modo apparentemente inestricabile, forma le volte del Padiglione, creando uno spazio caldo e avvolgente. Dai fili pendono numerosissime chiavi, di ogni foggia e dimensione. L’artista ha dato vita a un ambiente che ci ricorda le innumerevoli connessioni tra gli esseri viventi e le tante possibili logiche che ne governano l’esistenza, con un effetto che colpisce moltissimo anche sul piano estetico.
Coloratissimo, divertente e costruito in parte come un’enorme scatola/gioco è il Padiglione canadese, imperdibile in una visita con i bambini. Questo spazio, del collettivo di artisti BGL, a volerlo osservare con attenzione mostra il funzionamento dei meccanismi economici contemporanei. Vi si accede attraversando un piccolo bazar canadese, perfettamente ricostruito, che dà l’impressione di essere un ultimo avamposto di “civiltà” prima degli spazi sconfinati verso il nord. Si passa quindi a un secondo ambiente, che invece è una festa per gli occhi: tanti, tantissimi barattoli di colore, pennelli, giocattoli e oggetti di tutti i tipi compongono il caotico spazio di quello che sembra lo studio di un artista o il laboratorio di un inventore. Quindi si accede al secondo piano, dove un complicato gioco di scivoli, con curve e salti, diventa il percorso per le monete che i visitatori vogliono inserire nel marchingegno (insert coin, sembra dire) e che andranno a finire nelle pareti del padiglione, diventando parte dell’opera stessa.
Il Padiglione degli Stati Uniti è stato interamente affidato all’artista Joan Jonas. La sua installazione dal titolo “They come to us without a word” crea un ambiente unico dove i video di luoghi naturali proiettati su entrambe le facce degli schermi, la sua voce che legge antiche storie, la musica suonata dal vivo e la presenza di attori bambini, ci immerge in uno spazio senza tempo e diventa epica: una storia di tutti gli uomini.
L’Australia propone un allestimento dell’artista Fiona Hall, di grande effetto. Il Padiglione è diviso in ambienti, come un museo. Una fitta raccolta di oggetti rivisitati dall’artista, ma emblema di diverse culture, a partire da quella dei nativi australiani, è esposta lungo un percorso/viaggio che intende recuperare una memoria di tutto il mondo. L’Olanda presenta una mostra dedicata a un artista internazionale, Herman de Vries, che lavora sulla documentazione e la raccolta di forme e colori della natura. I reperti esposti provengono dalla Laguna di Venezia: terre di numerosi colori, legni, petali di fiori, rocce, compongono un caleidoscopio di materiali, di forme e di colori che ci propongono una visione non comune di quanto ci circonda: ci sono sempre prospettive di osservazione diverse! Nel Padiglione greco, infine, l’artista Maria Papadimitriou propone la ricostruzione di un negozio di pellami nella città di Volos, invitando il visitatore a muoversi dal piccolo universo costituito da una persona e dalla sua attività, da una città, da una nazione, all’attualità del sistema economico mondiale”.

Buon viaggio… alla Biennale di Venezia

A cura di Giorgia Diana dell’Associazione MammaTrovalavoro

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